Rassegna stampa

Una Nazionale normale che ha però il suo fascino

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 19-06-2016 - Ore 07:00

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Una Nazionale normale che ha però il suo fascino

CORRIERE DELLA SERA - SCONCERTI - Dopo due partite dell’Italia mi sembra si stia cadendo in un equivoco. Si giudica la Nazionale non dal risultato ma dal gioco. Non è questo il punto: l’Italia non sa giocar bene, non può saperlo fare. Giocasse in campionato arriverebbe quarta o quinta. Il suo fascino è proprio questo, come una Nazionale poco normale riesca a ottenere buoni risultati. E li ottiene attraverso un sacrificio tattico continuo, un’ubbidienza che diventa schema diverso, ma non può essere qualità. L’Italia in questo Europeo è il Sassuolo di questa stagione, non è la Roma o il Napoli, tantomeno la Juve. Inutile pretendere partite spettacolari, è giusto chiederle solo momenti di velocità e organizzazione. L’Italia è una squadra particolare, forse unica in Europa, che non gioca un calcio canonico, consapevole di non essere una grande squadra. Leggo delusione dopo la vittoria sulla Svezia che non tiene conto dei nostri limiti, giudichiamo la partita come se l’Italia fosse quella degli ultimi quarant’anni, come se avessimo in ogni minuto della partita qualcuno capace di risolverla. Non è così, non è più quel tempo da molti anni. Per vincere dobbiamo applicarci sempre e con insistenza, e forse spesso non basterà. Siamo modesti ma non fragili, giochiamo un calcio intelligente, studiato, molto personale, a volte così incongruo da diventare inaspettato. Non si può essere delusi da una squadra da cui era giusto non aspettarsi niente. Non è l’allievo bravo che non studia, questi studiano e basta, è solo che non sono i migliori. Non ditemi che vi meraviglia, lo sapevamo da un pezzo. È proprio questo lo stupore del nostro Europeo, vedere come ci adattiamo ai più forti, come studiamo per rendergli la vita difficile. Come alla fine ci riusciamo in fondo a schemi soltanto nostri. È come se vincessero gli indiani. O ci divertiamo con i nostri limiti, o li prendiamo per grande artigianato, o rimarremo sempre scioccamente delusi. Non è una squadra che cresce, è una squadra che assorbe, che impara dalla partita, si inventa idee strada facendo. È un’arte di arrangiarsi, non un’arte sublime. Vi piace? Benissimo, proviamo a divertirci. Non vi piace? Avete ragione, arrivederci e grazie.

Fonte: CORRIERE DELLA SERA - SCONCERTI

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