Il giardiniere nel pallone

Impiccheranno Monchi con una corda d’oro…

condividi su facebook condividi su twitter 27-01-2018

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Impiccheranno Monchi con una corda d’oro…

Lo scenario era sempre lo stesso cantato dall’immenso De André.

London Bridge, un giorno senza sole. Vidi un gruppo di tifosi della Roma pianger d’amore.

Sai che novità, sarei rimasto sorpreso se fossero state lacrime di gioia.

Impiccheranno Monchi con una corda d’oro, statene certi.

Chi si sporcherà le mani di tale, orrendo, delitto?

Io.

Voi.

Lo scenario, grigio e umido di Londra ci (ri)conduce ad Edin Dzeko. La telenovela dell’attaccante bosniaco sembra non conoscere conclusione.

Dato per certo partente assieme ad Emerson Palmieri alla corte del Conte Antonio.

Poi nuovamente titolare contro la Sampdoria e autore del gol del pareggio al minuto novantuno.

C’è chi giura d’averlo udito cantare God Save the Queen prima di addormentarsi, quella notte.

Misteri della fede.

Lui, intanto, continua ad allenarsi e a varcare per primo i cancelli di Trigoria.

Ricordo ancora l’accoglienza riservatagli il giorno del suo sbarco a Fiumicino. Un tripudio giallorosso tra sciarpe, cori e selfie.

Era dai tempi del Re Leone (al secolo Gabriel Omar Batistuta) che non si registrava un tale entusiasmo.

God Save the King, appunto. 

La storia di Edin con la maglia della Roma è stata piuttosto travagliata. Sessantadue gol in centodiciotto partite; numeri importanti che non hanno comunque convinto gran parte della tifoseria che gli contestava (e continua ancora a farlo) un atteggiamento, spesso, rinunciatario dinnanzi alla porta avversaria.

Così quando gli emissari di Abramovic si sono presentati a Trigoria con un’offerta vicina ai trenta milioni di euro, qualcuno ha deciso di (ri)tirar fuori lo spumante dello scorso Capodanno.

Gli ottimisti hanno iniziato a sognare sul nome del possibile sostituto.

“No, papà, Cristiano Ronaldo non è alla nostra portata…”

Meglio Sansone, Politano o un romantico ritorno di Erik Lamela.

Ed è qui che gli esperti han cominciato ad intrecciare la corda con la quale impiccheranno il DS giallorosso.

“Un privilegio raro” dicono.

Sì, ma il nostro.

Purtroppo abbiamo la cattiva abitudine di cucirci addosso ogni tipo di professione solo per il gusto di farlo.

E così un giorno ci si improvvisa cuochi e l’altro dirigenti di un club di Serie A.

Mai nessuno che scelga di sostituirmi nel ruolo di giardiniere e che venga a liberarmi da questa stretta e infestante morsa verde. Ma questa è un’altra storia.

Torniamo a noi, torniamo a Monchi.

Comunque vada saremo lì, pronti a criticare e affossarlo per un’operazione di mercato conclusa o mancata.

Perché siamo così, emotivamente instabili. Eterni sognatori e per questo impertinenti illusi.

Inutile sorprenderci, la Roma (in attesa del nuovo impianto sportivo) dovrà cedere prima di reinvestire. Non date retta alle cazzate di chi vi racconta il contrario o di chi, invece, vi presenta scenari drammatici per il futuro.

Niente di tutto ciò.

Si è scelto Monchi per un progetto unico. Per il desiderio di ripercorrere, anche solo in parte, il cammino ricco di successi (e plusvalenze dirà qualcuno) del Siviglia.

Con o senza Dzeko.

Sarei il primo a festeggiare se il calciatore bosniaco dovesse rimanere, ma sono pronto a scommetterci che torneranno, torneremo ad imprecare alla prima palla scagliata in Curva anziché in rete.

E a rimpiangere uno dei tanti nomi scritti alla rinfusa in questi giorni.

E allora via, pronti ad improvvisarci cordai.

Almeno con la pazienza di attendere qualche giorno e la fine di questo mercato di riparazione.

Quando cadrà l’inverno anche sopra il suo viso… potrete impiccarlo allora…

 

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