In punta di penna

Meno male che Dzeko c'è

condividi su facebook condividi su twitter 01-04-2018

| | Commenti →
Meno male che Dzeko c'è

INSIDEROMA.COM - MASSIMO DE CARIDI - Meno male che Dzeko c’è. No, non è la canzoncina dei forzisti dedicata a Silvio Berlusconi rivisitata e corretta e non si parla di politica. Il centravanti della Roma, tanto criticato ogni volta che non segna da una parte di tifoseria un pò troppo umorale, ci ha messo una pezza anche stavolta.

La formazione schierata da Di Francesco a Bologna era la migliore possibile, al netto dell’infortunato Under, ma con una sola eccezione: il numero 9 giallorosso. Per la seconda volta in stagione, il tecnico abruzzese ha deciso di lasciare in panchina il suo bomber sperando che Schick potesse finalmente dimostrare il suo valore e per la seconda volta, senza Dzeko, non aveva trovato la via della rete. L’ex doriano aveva cominciato anche bene la gara con un buon approccio ed un paio di tiri che sembravano averlo messo in partita. Sull’1-0 per il Bologna era stato protagonista anche di un bell’assist di testa sugli sviluppi di un calcio d’angolo ma Strootman non aveva concretizzato l’occasione spedendo il pallone sul palo da non più di 2 metri dalla porta difesa dall’esordiente terzo portiere felsineo, Antonio SanturroDa quel momento, però, è tornato il giocatore svagato visto nel corso della stagione, dotato sì di ottima tecnica ma di troppa sufficienza ed apatico in campo.

La sfortuna si è accanita con la Roma quando Nainggolan ha dovuto alzare bandiera bianca per un problema al polpaccio che lo mette in serio dubbio per il big-match di mercoledì al Camp Nou contro il Barcellona. Il centrocampista belga ha provato a rimanere sul terreno di gioco per qualche minuto ma il dolore era troppo forte ed il rischio di peggiorare le cose era alto. Sarà valutato ma, dalle parole di Di Francesco, pensare ad un suo impiego contro i blaugrana è veramente complicato. Senza l’ex Cagliari, la formazione giallorossa è andata in confusione per diversi minuti con Gerson che, appena entrato, non sapeva dove andare e come muoversi in mezzo al campo. La manovra era decisamente lenta e prevedibile, soprattutto trovandosi di fronte una squadra che difendeva in 11 nella propria trequarti e che ripartiva con Palacio, Di Francesco jr. e Verdi.

Altro segnale non certamente positivo è il modo in cui gli uomini di Donadoni hanno trovato il vantaggio: Poli tira in porta, Gerson si immola buttandosi a terra per intercettare il pallone e lo respinge ma torna tra i piedi dell’ex Milan, gli sbatte sul ginocchio, poi sul braccio ed infine riprova la conclusione svirgolando ma servendo il figlio del mister della Roma, che passa indietro a Pulgar, che tira a filo d’erba una palla che si insacca alla destra dell’estremo difensore giallorosso. Ah, torniamo al tuttologo-tifoso-opinionista-commentatore romanista che afferma con convinzione: “Non era imparabile, Alisson ha sbagliato”. Poi senti il parere di grandi ex portieri che smentiscono questa tesi e vai avanti. Non come ha fatto la squadra di Di Francesco, che ha accusato il colpo e faticato a riprendersi rischiando in un paio di circostanze anche di prendere il colpo del ko.

Il trainer romanista ha cambiato modulo ad inizio ripresa passando al 4-2-3-1 con De Rossi e Strootman centrali di centrocampo e spostando Gerson sulla fascia destra, nel ruolo che solitamente ricopre Under ma con ben altri risultati. Infatti, lo stesso Di Francesco ha più volte richiamato il brasiliano, che svolgeva il compitino e non sempre benissimo. Un pò meglio quando l'ex Fluminense ha preso il posto di uno stanco Strootman nei 2 di centrocampo e sulla destra è entrato Defrel, che ha avuto un paio di buone occasioni ma in una è stato troppo altruista e nell’altra si è visto rimpallare una conclusione pericolosa al limite dell’area di rigore.

Il cambio di rotta è arrivato quando l’ex allenatore del Sassuolo ha fatto entrare Edin Dzeko in luogo di El Shaarawy, che non aveva demeritato ma che a volte si deprime dopo aver commesso qualche errore di troppo. Quindi, un nuovo cambio di modulo: con l’ingresso in campo del bosniaco, la Roma è passata al 4-2-4 con Schick centrale offensivo di destra e Dzeko di sinistra e con Gerson largo a destra (prima che entrasse Defrel) e Perotti a sinistra. Entrambi i centravanti avevano il compito di ripiegare in fase difensiva e di aiutare il centrocampo con appoggi e sponde nel momento in cui la squadra giallorossa era in possesso di palla ma il contributo alla causa è sembrato sin da subito molto diverso. E’ normale che un giocatore dell’esperienza dell’ex City si noti di più anche nello sviluppo della manovra, meno normale è che il ceco scompaia proprio dalla contesa nel momento di maggiore difficoltà.

Quest’ultima soluzione tattica, però, ha restituito alla Roma un calciatore che sino a quel momento era un altro corpo estraneo della contesa: Diego Perotti. Sarà che il Bologna aveva arretrato ancora di più il suo baricentro portandosi ormai a pochi metri dalla porta di Santurro con quasi tutti gli effettivi, sarà che l’argentino ha potuto contare con maggior costanza sull’apporto di Kolarov in sovrapposizione e di Dzeko in aiuto per gli 1-2, fatto sta che negli ultimi 20’ è stato un moto perpetuo ed un continuo di serpentine e superare gli avversari, creando pericoli e superiorità numerica. Diverse le conclusioni, sia sue che dei compagni grazie ad iniziative personali e dulcis in fundo, doppio dribbling in area di rigore ed assist per il bomber che tanto fa discutere ma che è indispensabile alla causa giallorossa. La rete del pareggio degli uomini di Di Francesco è da attaccante di primissimo livello, andare in anticipo sul marcatore diretto, abbassare la testa, girare il pallone e mandarlo in porta con l’estremo difensore avversario che ti viene incontro non è proprio la cosa più semplice del mondo, anche se a vederlo fare a Dzeko sembrerebbe il contrario.

Nella conferenza stampa post-match, il mister ha detto che è stato lo stesso capitano della Bosnia a chiedere di non partire dall’inizio e l’errore del tecnico è stato quello (ma a Roma non era l’unico a non averlo ben chiaro) di non fargli capire che era più importante vincere col Bologna che far bella figura al Camp Nou contro una formazione non proprio alla portata della Roma come invece lo sono i giocatori di Donadoni. Bisogna capire quali sono i limiti, gli obiettivi e le ambizioni e non esaltarsi perché si affrontano Messi e compagni (vedremo con quale esito) e snobbare gare determinanti per poter tornare in futuro a giocare quegli incontri ma con un’esperienza ed una forza, anche mentale, diversa da quella attuale.

Fonte: A cura di Massimo De Caridi

commentiLascia un commento

Nome:  

Invia commento

Archivio rubrica

-->
chiudi popup Damicom