Pillole di saggezza

Ottimo il primo, pessimo il secondo; ma è il terzo tempo che è da incubo

condividi su facebook condividi su twitter 13-09-2017

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Ottimo il primo, pessimo il secondo;  ma è il terzo tempo che è da incubo

GABRIELE NOBILE - La Roma fa il suo esordio stagionale in Champions League incontrando uno dei peggiori avversari  in circolazione, quell’Atletico di Madrid che di finali ne ha perse 2 negli ultimi anni. Squadra tostissima quella guidata dal “Cholo” in panchina, ma i giallorossi, molto attenti, sono riusciti a contenere le sfuriate dei “colchoneros” giocando una partita attenta e tatticamente quasi perfetta, almeno nel primo tempo quando la squadra di Di Francesco è riuscita in qualche modo ad imbrigliare le trame di gioco di Griezmann & co. Molto meno bene nel secondo quando la Roma ha arretrato, e di molto, il proprio baricentro, permettendo all’Atletico di rendersi pericoloso in tantissime occasioni, Alisson (migliore in campo) ha salvato i suoi compagni con 4/5 interventi che ci hanno fatto capire il perché, Becker sia il titolare della nazionale più decorata al mondo.

Pessimo invece il terzo tempo, quello che si è disputato nella pancia dello stadio Olimpico, dove sono posizionati i vari studi televisivi. Ha iniziato il presidente Pallotta che, passando tra i cronisti in zona mista si è lasciato sfuggire una frase che andrebbe interpretata: “Non sono soddisfatto. Potrei dirti un paio di cose che si sarebbero potute far meglio. Hanno giocato bene, nonostante la sosta prolungata. Alisson è stato grande, sta bene ed ora è dimagrito.” – Partendo dal fatto che il capo supremo della Roma può dire quello che vuole, andrebbe però sottolineato di come, almeno in questa città per alcuni versi folle, dare del cicciottello che fu ad Alisson potrebbe risultare stucchevole. Come il fatto di non ritenersi soddisfatto della prestazione della sua squadra è un esercizio dialettico che non tutti capiscono, specialmente quando è rivolto ad un nugolo di giocatori che non hanno lo spirito (e non solo!) per capire l’umorismo tutto yankee del presidente. Imbarazzanti invece le dichiarazioni di Edin Dzeko, almeno nella parte finale della sua intervista rilasciata a Mediaset Premium, quando alla domanda di come è cambiato il modo di giocare dall’arrivo di Di Francesco, il bosniaco ha risposto: “Difficile dirlo, siamo all'inizio. Non ho toccato molti palloni, spero di fare gol prossimamente. Si sente la mancanza di Totti ma pure quella di Salah. Loro giocavano sempre vicino a me, come anche Radja (Nainggolan, ndr), mentre ora con questo sistema di gioco sono tutti più distanti.”  Una critica neanche troppo velata al suo trainer, quel Di Francesco che sta provando in tutti i modi a conquistare la fiducia del gruppo che dirige da poco più di 2 mesi. Il fatto che un giocatore come Dzeko, sia entrato a gamba tesa sulle scelte del mister, è il sintomo di una certa insofferenza, non solo personale ma anche di parte del gruppo che poco digerisce il 4-3-3 del tecnico abruzzese. Ma dirlo in pubblico, alle fine di un match tirato come quello giocato contro il Madrid suona come un messaggio scivoloso e poco rispettoso nei confronti del tecnico che da luglio siede sulla panchina della Roma. Una volta si diceva che i “panni sporchi andrebbero lavati in casa” ebbene in questo caso il buon Edin ha perso una buona occasione…

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