Red carpet

Le galline del Cioni tifano Roma

condividi su facebook condividi su twitter 25-10-2016

| | Commenti →
Le galline del Cioni tifano Roma

PIERO TORRI - Non posso che cominciare con qualche numero. Se non altro perché sono indiscutibili, al contrario di tutto il resto. Dunque: da quando è tornato a Roma, Luciano Spalletti in campionato si è seduto sulla panchina giallorossa in ventotto occasioni, le diciannove dell'intero girone di ritorno del precedente torneo, le nove già andate in archivio di questo. Lo score recita: 20 vittorie, 5 pareggi (lo scorso anno il primo all'esordio contro il Verona, poi con il Bologna colpendo tre pali, Inter e l'immancabile rocambolesco 3-3 a Bergamo, il quinto e ultimo in questo torneo quel 2-2 a Cagliari che è andato a sommarsi agli infiniti rimpianti di chi ama e soffre per la Roma), 3 sconfitte di cui una a Torino contro la Juventus alla sua seconda subendo due tiri in porta, una a Firenze dove nel tabellino dei marcatori è comparso il nome dell'arbitro Rizzoli, la terza, quella più giusta, a Torino contro i granata di Mihajlovic. La media dice 2,32 punti ogni novanta minuti, media che se proiettata su trentotto partite, dice 88 punti e spicci. Cifra che se la Juve non continuerà a viaggiare a quote che voi umani, nove volte su dieci garantisce lo scudetto soprattutto se, come sembra, il campionato attuale si riveli più equilibrato di quello che sono stati i precedenti. Volendo abbondare, si può aggiungere che in questo arco di tempo, la Roma spallettiana per 70 volte ha fatto alzare in piedi i suoi tifosi gridando gol, una media, pure qui mica male, di reti a partita e, pure qui, se proiettata su un intero campionato sfiora il primo numero a tre cifre. Numeri che possono capire anche i troppi maggiordomi che popolano questa città, magari ripensando anche, se ne sono capaci perché pensare è esercizio che per alcuni è sconosciuto, a che Roma Luciano Spalletti aveva ereditato, facendo una scelta pericolosa ma dettata da due motivi principali, il primo perché <devo concludere un lavoro>, il secondo perché i suoi figli hanno tatuato sulla pelle il nome Roma. Anche per tutto questo le galline del Cioni tifano Roma.

Eppure, nonostante numeri (e prestazioni) al di sopra di ogni sospetto, nella mia ormai fin troppo lunga carriera, mai mi era capitato di percepire soprattutto qui, a casa Roma, nella capitale, nella città eterna, nella città più bella del mondo, una totale o quasi ostilità nei confronti dell'uomo di Certaldo, allenatore della Roma. Ripensandoci un altro caso c'è stato, ma appartiene a Torino e a un giornale che con il passare degli anni è diventato sempre più un house-organ, roba di qualche stagione fa quando Claudio Ranieri sedeva sulla panchina della Juve. E' vero, quando si era dimesso dalla Roma, l'uomo di Certaldo non è che avesse lasciato cuori infranti tra il variopinto e permaloso ambiente dei giornalisti romani (ne faccio parte pure io, sia chiaro), semmai aveva lasciato qualche pendenza in tribunale. E' vero, in quanto a permalosità, non è che lui stia messo meglio. E' vero che probabilmente per un'inspiegabile quanto bigotta proprietà transitiva, è possibile che paghi pure l'ostilità di questa società americana che non riesce a strappare una simpatia nonostante tutti gli sforzi che ha fatto. E' vero tutto quello che vi pare, ma il dagli a Spalletti che ho visto con decrescente stupore in questi mesi, è qualche cosa che è ai confini della realtà, soprattutto se rapportato alla Roma che ci ha restituito, una Roma che è tornata a legittimare il sogno.

Il tutto ha portato a una situazione sull'orlo di una crisi di nervi. E la cosa, per il bene supremo che per me resta e sarà sempre la Roma, mi preoccupa. Perché la domande che mi faccio sono: è possibile che l'uomo di Certaldo, secondo in classifica e un ruolino da scudetto, sia nelle condizioni nervose che ha messo fin troppo in mostra domenica scorsa al termine della partita con il Palermo con tanto di capocciate sulla scrivania? Che succederà al primo pareggio o, non sia mai, a una sconfitta? Lo spogliatoio, i giocatori, i collaboratori come vivono questa vicenda? Forse queste considerazioni sono alla base del suo no (al momento) a un prolungamento contrattuale?

Se le risposte a questi interrogativi saranno positive, quando sarete al circo Massimo, guardatevi a fianco. Ci saranno le galline del Cioni.

Fonte: PIERO TORRI

commentiLascia un commento

Nome:  

Invia commento

Archivio rubrica

-->
chiudi popup Damicom