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Pallotta vota Gentiloni

condividi su facebook condividi su twitter 14-12-2016

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Pallotta vota Gentiloni
Si dice, si mormora, si sussurra che Jimmy Pallotta abbia festeggiato più il neonato governo italiano targato Gentiloni che l'elezione di Donald Trump alla Casa Bianca. Roba strana per uno che non ha mai nascosto la sua fede repubblicana born in the Usa. Ma a pensarci bene non è che la cosa sia poi così singolare. E non solo perché pure a parecchi repubblicani born in the Usa non è che rassicuri troppo sapere che ora il dito sul bottone nucleare è quello del Tycoon statunitense, l'unico uomo al mondo che ha i capelli più inspiegabili di quelli di Silvio Berlusconi. Il fatto è che a guardare bene la nuova composizione, nuova si fa per dire, del nostro Governo, sommando alcuni chiari indizi si può addirittura arrivare a dire come la prima pietra del nuovo stadio della Roma sia un po' più vicina. E allora Pallotta stappa champagne.
Proviamo a fare chiarezza. Per farla sono sufficienti tre nomi che poi sono tre ministri del nostro nuovo, sempre si fa per dire, Governo, due confermati, uno inedito ma non troppo. Dunque: Luca Lotti neo ministro dello sport; Graziano Delrio, infrastrutture e trasporti; Dario Franceschini a cui sono stati riassegnati i Beni culturali. Partiamo dal più giovane, Luca Lotti, empolese, 34 anni, laureato in Scienze dell'amministrazione, politico emergente, nell'ambiente considerato il braccio destro di Matteo Renzi, l'uomo a cui l'ex (o no?) Presidente del Consiglio ha affidato la parte operativa della sua strategia politica: ha avuto il mandato di curare il nostro malandato sport, l'unica novità che ho accolto con un certo favore. Il secondo, Graziano Delrio, laureato in medicina (specializzato in endocrinologia), sposato, nove figli (complimenti se non altro per il coraggio), pure lui vicinissimo a Renzi, nell'ambiente considerato il braccio sinistro dell'ex (qui sul serio) Sindaco di Firenze: potrà continuare il suo lavoro alle infrastrutture e ai lavori pubblici, un ruolo piuttosto importantuccio per il nostro paese; il terzo è Dario Franceschini, 58 anni, avvocato, sposato, divorziato, risposato, tre figli, un'esperienza solida nella nostra politica.
E allora, direte voi, che c'entra lo stadio della Roma?
E allora c'è che i primi due ministri che ho citato, sono stati i due politici che Jimmy Pallotta ha incontrato sulla questione stadio quando ci ha fatto la grazia di presentarsi a Roma. E da entrambi ha avuto rassicurazioni che lo stadio si farà, avendo garanzie di come al nostro Governo, quello vecchio e quello nuovo che poi a me sembrano la stessa cosa, stia a cuore la costruzione dell'impianto giallorosso, se non altro per dare un segnale di ripartenza per il nostro Paese. Il terzo protagonista è al ministero da dove, in tempi recenti, è arrivato un comunicato con conseguente polemica a proposito del progetto stadio in cui si denunciava la mancanza delle immagini con il possibile impatto ambientale dello stadio della Roma dalle terrazze panoramiche della nostra meravigliosa città, dal Gianicolo al Giardino degli aranci, roba peraltro che da lì neppure si vede Tor di Valle. Mi risulta, in maniera molto garantita, che il ministro Franceschini quando venne a sapere di quel comunicato non è che abbia trattato troppo bene chi si era permesso di far trapelare la notizia e che al Ministero ci siano state belle sciampate nei confronti degli incauti protagonisti. Tutto questo mi fa ritenere che il Governo appena nato (o resuscitato, fate voi) abbia tutte le buone intenzioni di accompagnare la Roma nella costruzione del suo stadio. Certo rimane l'assessore all'urbanistica di Roma, Berdini, a mettere i bastoni tra le ruote, tra l'altro incamerando una brutta figura dietro l'altra. Ma pure qui si dice, si sussurra, si mormora che il suo mandato sia a tempo e che non sarebbe stato ancora accompagnato alla porta solo perché al momento non si trova un sostituto all'altezza (nel caso, roba da matti).
Non resta che attendere. Pallotta compreso.

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