L'ONA e la sua prossima iniziativa a Trieste

condividi su facebook condividi su twitter 17-10-2019

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L'ONA e la sua prossima iniziativa a Trieste

“Amianto tra medicina e giurisprudenza”. Convegno a Trieste il 19 Ottobre 2019

Questa è la storia di una battaglia, in cui si combatte per la vita, in nome di tutti gli uomini e le donne che sono morti ingiustamente a causa delle fibre di amianto che hanno inalato, ingerito e manipolato per compire ciò che era un loro diritto: il lavoro.
Si, perché proprio in nome dell’uniforme o della tuta che portavano, delle famiglie che hanno perso un padre, un marito, una moglie, è arrivato il momento di mettere la parola fine a questo massacro.

Solo in Italia si stimano circa 6mila decessi ogni anno, 1900 morti di mesotelioma600 per asbestosi, 3600 per tumori polmonaridei 107mila che si verificano in tutto il mondo.
E non solo, l’asbesto provoca anche tumore alla faringe, alla laringe, allo stomaco e alle ovaie.

Per questo motivo, il 19 Ottobre si svolgerà un convegno organizzato dall’ ONA (Osservatorio Nazionale Amianto) e  dall’AEA FVG (Associazione Esposti) dal titolo “Amianto tra medicina e giurisprudenza” moderato dalla Dott.ssa Silvia Stern.

Tra i relatori:

Ezio Bonanni, presidente ONA, che tratterà il tema “Amianto: tutele risarcitorie e previdenziali”

Dott. Pietro Gino Barbieri, direttore del servizio PSAL ASL di Brescia e già responsabile del registro mesoteliomi di Brescia

Dott.ssa Paola De Michieli, dirigente medico presso SC Medicina del lavoro dell’Azienda sanitaria universitaria integrata di Trieste

Dott.ssa Alessia Arbore, medico reparto chirurgia toracica ospedale di Cattinara, Trieste

Una tematica molto complessa, non solo dal punto di vista sanitaria ma anche legale, perché, la famosa legge 257 del ’92 non riuscì a “bandire” completamente l’amianto.

Si tratta di una problematica molto insidiosa, sia per la complessità e i costi di bonifica, che può e deve essere attuata, sia dal punto di vista legale perché, nonostante la legge 257/92, sono presenti ancora 40milioni di tonnellate di materiale contenente amianto, 11mila siti ancora da bonificare solo nel Lazio, 2400 scuole e 250 ospedali con presenza di Eternit nella struttura.

L’Italia – afferma Bonanni – “ è stata uno dei maggiori produttori e utilizzatori di materiali di amianto (per un totale di 2.748.550 tonnellate nel periodo dal 1945 fino al 1992), il secondo in Europa, dopo l’Unione Sovietica. Poiché, nei circa 3mila prodotti e applicazioni del minerale, l’amianto ha un’incidenza dal 5 al 15%, si giunge alla stima della presenza di 45milioni di tonnellate di materiali contenenti amianto”.

Una morte lenta e travagliata

Questo perché l’amianto uccide lentamente, le fibre, che si insidiano nei polmoni per inalazione o per ingerimento, possono provocare un tumore anche a distanza di anni, provocando una malattia lenta e difficile da diagnosticare soprattutto all’inizio, se non si è sottoposti ad un’adeguata prevenzione sanitaria.

E non solo una morte fisica. Ma anche psicologica. La morte dell’anima, che uccide non solo gli ammalati, ma anche i familiari straziati dal dolore e dalla rabbia mentre si chiedono: com’è possibile che sia morto per svolgere il proprio lavoro? Hanno portato via mio padre, mio marito, voglio giustizia! Ma la giustizia, seppur una misera consolazione, non porterà mai in vita coloro che hanno perduto per sempre. E quel padre, quel marito o moglie, non sarà più con loro e non si potrà cancellare una mancanza, solo imparare a conviverci.
Lo Stato, da quando l’amianto è stato bandito con la legge 257 del 1992 non ha posto alcun rimedio anzi, ha continuato a permettere che esseri umani lavorassero in queste condizioni.

La situazione in Italia

L’Osservatorio Nazionale Amianto stima, solo in Italia, più di un milione di siti con presenza di amianto di cui almeno 50.000 siti industriali e 40 siti di interesse nazionale, in cui è presente esclusivamente in almeno 10, tra cui quelli Fibronit di Broni e di Bari, l’Eternit di Casale Monferrato e così via.
Ci sono poi 2.400 scuole (stima 2012 per difetto perché tiene conto solo di quelle censite dall’ ONA in quel contesto – la stima è stata confermata dal CENSIS il 31 maggio del 2014.
Sono stati esposti al rischio amianto 352mila alunni e 50mila del personale docente e non docente.
Anche nelle biblioteche e negli edifici culturali si registrano mille siti. L’asbesto è presente anche nei luoghi di “cura”, gli ospedali: si stimano 250 siti.
Utilizzato da sempre nelle tubature, ancora oggi la nostra rete idrica rivela presenza di amianto per ben 300mila km di tubature (stima ONA), inclusi gli allacciamenti, con presenza di materiale contenenti amianto rispetto ai 500mila totali (tenendo conto che la maggior parte sono stati realizzati prima del 1992, quando veniva utilizzato in tutte le attività edili e costruttive).

Nelle forze armate

Nelle forze armate, l’amianto è stato usato in modo considerevole, per le sue qualità di isolante te e per la sua economicità, secondo il VI rapporto RENAM, pubblicato nell’ottobre 2018, sono 830 i casi di mesotelioma, di cui 570 solo nella Marina Militare ed è solo la punta dell’iceberg. Il picco delle morti è previsto nel 2025-2030.

La situazione in Friuli-Venezia Giulia

Per quanto riguarda il Friuli-Venezia Giulia, dall’ultimo rapporto ReNaM è possibile trarre tutti i dati precisi e in particolare il numero dei casi di mesotelioma, pari a 1.172, fino al 2015.
La stessa Regione Friuli-Venezia Giulia ha pubblicato i dati sulla presenza di amianto sul territorio, in particolar modo nella provincia di Trieste ed  è stata stimata per difetto almeno 1milione di tonnellate, rispetto ai circa 40 del territorio nazionale; con 2.300.000 m² di coperture in cemento amianto ancora presenti.

In Friuli-Venezia Giulia sono erogate dall’INAIL 1400 prestazioni economiche ogni anno e quindi il 10% su base nazionale, mentre la popolazione del Friuli è pari a 1,218milioni rispetto ai 60milioni di abitanti del territorio nazionale (il 2%): vi è quindi un dato 5 volte superiore rispetto alla media nazionale (gli stessi mesoteliomi sono pari al 4,3% del totale e quindi il doppio rispetto alla popolazione).

Ulteriore motivo di allarme è la concentrazione di mesoteliomi nella provincia di Gorizia, quasi esclusivamente nel Monfalconese e nella provincia di Trieste.
Il servizio di prevenzione e sicurezza degli ambienti di lavoro della AAS n.2 “Isontina e Bassa Friulana” nel periodo compreso tra il 1 gennaio 2017 e il 4 settembre 2017ha registrato 282 casi di malattia professionale dei quali ben il 55% (155 casi) ascrivibili a patologie asbesto correlate.

La storia di Roberto Persich e la battaglia di Santina

A Trieste, durante il convegno sarà presente la moglie di Roberto Persich, giovane operaio morto a soli 46 anni a causa di un mesotelioma.
Santina Pasutto, membro del consiglio direttivo AEA FGA, ha raccontato più volte all’ONA la storia della sua perdita.
Roberto lavorava come meccanico manutentore dei mezzi della nettezza urbana di Trieste. Morì nel 2008 consumato dalla malattia e lasciando un vuoto incolmabile nel cuore di sua moglie e dei suoi cari.
E proprio da questo dolore Santina ha trovato la forza di combattere e di schierarsi a fianco delle vittime dell’amianto, perché sa cosa significhi perdere una persona cara a causa della fibra killer presente sul luogo di lavoro e quanta rabbia possa provocare.
La procura di Trieste aveva archiviato il caso ma, grazie alla determinazione e alle continue battaglie legali dell’avv. Bonanni, nel 2015 il Giudice ha emanato la sentenza condannando il comune di Trieste al risarcimento di oltre 1milione di euro per la moglie e per i figli.

Dal punto di vista legale

“La normativa comunitaria (quarto considerando della direttiva n. 477/83/CEE dell’assenza di una soglia al di sotto della quale il rischio si annulli e, per effetto del già richiamato compendio normativo, deve ritenersi sussistente il divieto di esposizione anche prima dell’introduzione dei divieti di cui alla L. 257/1992 – tra le tante Cassazione, IV Sezione Penale, sentenza n. 4915 del 2012), ragione per la quale, essendo vietata dalla legge ogni esposizione ad amianto a prescindere dai limiti di soglia, permane l’obbligo risarcitorio dei danni anche laddove l’esposizione fosse minima e comunque suscettibile di ulteriore riduzione (Cass., Sez. lav., sentenza n. 4721/1998; Cass., IV Sez. pen., sentenza n. 5117/2007). L’unico strumento di effettiva tutela della salute umana, rispetto a tale rischio, è evitare ogni forma di esposizione ed è per tale ragione che, in relazione alla conoscenza e/o conoscibilità delle capacità lesive dell’amianto per la salute umana, anche la legittimità del suo utilizzo, non rendeva tale l’esposizione dei lavoratori, che dovevano essere preservati nella loro incolumità”.

La situazione all’estero


Secondo una recente intervista rilasciata dall’avv. Ezio Bonanni, negli ultimi anni, in seguito al divieto, la produzione e l’uso dell’amiamo, in Brasile, si è dimezzato.

Sono solo tre i Paesi che continuano a estrarre il minerale di amianto: la Russia, la Cina e il Kazakistan

Questo è stato stimato dall’ONA tenendo conto dei dati provenienti dallo United States Geological Survey (Usgs): un forte calo della produzione di amianto, da circa 2,1 milioni di tonnellate nel 2012 a circa 1,4 milioni di tonnellate nel 2015.

Ciò anche grazie all’impegno di tutte le associazioni e quindi, in Italia, dell’Osservatorio Nazionale Amianto.

Anche le stime per la produzione di amianto cinese sono state tagliate di quasi il 50% nel 2014 e nel 2015. Le revisioni in Brasile e Kazakistan sono state meno sensibili, tuttavia le stime iniziali di produzione per il 2015 sono state ridotte del 15% in entrambi i Paesi, prosegue l’analisi.

Nel 2014 – sempre in base a dati consultabili – il consumo mondiale apparente di amianto è diminuito del 2%, da 2,06 a 2,01milioni di tonnellate. Diminuzioni in consumo di oltre 10mila tonnellate sono state rilevate in Cina, Indonesia, Kazakistan, Tailandia e Ucraina, mentre il consumo in Brasile, India e Sri Lanka è aumentato di più di 10mila tonnellate.

La Cina era il principale consumatore di amianto nel 2014, seguita da Russia, India, Brasile, Indonesia, Uzbekistan, Vietnam, Sri Lanka, Thailandia e Kazakistan. Questi dieci Paesi collettivamente hanno fatto registrare il 95% del consumo di amianto in tutto il mondo.

Ecco perché la produzione mondiale di amianto è rimasta superiore ai 2milioni di tonnellate nel 2015.

Il rischio di importazione di prodotti contenenti amianto e la necessità di intervento, secondo l’avvocato Ezio Bonanni

“Il rischio – dichiara il presidente ONA – si lega all’importazione di prodotti dalla Cina, Brasile, India e Kazakistan: È necessario, quindi, il bando globale dell’amianto e in mancanza, ove i tre Paesi ancora produttori dovessero continuare a utilizzarlo, sono necessarie azioni politiche forti dell’Unione Europea.

In particolare dell’Italia e del neo sottosegretario di Stato per i rapporti con l’Unione Europea, On.le Laura Agea che, già in passato, da relatrice della revisione della direttiva cancerogeni, nella scorsa legislatura del Parlamento Europeo, aveva sollevato la necessità di regole commerciali che ponessero il divieto di importazione in UE e in tutti i paesi dell’UE (come direttrice politica unica e coerente) di prodotti contenenti amianto o con il rischio che contenessero amianto (principio di precauzione).

Riteniamo che questa lodevole iniziativa possa essere rilanciata anche dal nostro ministro degli Esteri, On.le Di Maio, che ben conosce la problematica amianto, per le numerose iniziative dell’ONA cui ha direttamente partecipato.

Confidiamo quindi che l’azione del nuovo sottosegretario per i rapporti con l’UE, On.le Laura Agea, possa costituire quel fronte unico di tutti i Paesi europei, per impedire che merci con amianto e/o contenenti amianto, giungano anche in Italia, mettendo a rischio la salute e l’incolumità dei nostri cittadini, ancor di più rispetto ad una situazione già critica”.

Per ulteriori informazioni sul convegno che si terrà sabato a Trieste, visita l’homepage del sito dell’avv. Ezio Bonanni.

Ilaria Cicconi

Fonte: Ufficio Stampa ONA

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